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Le Conseil d’Etat de la République et Canton du Tessin1 au Chef du Département politique, M. Pilet-Golaz2

Con riferimento al nostro precedente carteggio, riteniamo ehe le mutate circostanze ci impongano di ritornare sulla questione delle scuole italiane nel nostro Cantone.

Avevamo sperato, che la caduta del regime fascista avrebbe avuto per conseguenza la chiusura o almeno la diminuzione del numéro di dette scuole, ma la nostra speranza è andata delusa. Ci consta infatti ehe Pinsegnamento riprenderà in modo regolare dappertutto. Il Dipartimento délia Pubblica Educazione potrà a giorni mettere a Vostra disposizione i dati precisi per ogni singola scuola, con il nome dei docenti. Temiamo pure, ehe, malgrado il mutamento di regime, non verranno meno le pressioni sulla colonia italiana da parte delle autorità consolari affinchè i genitori iscrivano i figli alla loro scuola; pressioni non facilmente documentabili, ma la cui ricorrenza non sembra possa venir revocata in dubbio.

Come abbiamo avuto campo di spiegare in nostri precedenti offici3 non ci è possibile vietare le scuole italiane, ostando a cio la nostra Costituzione. A nostro avviso solo un’azione diplomatica potrebbe sortire il risultato di indurre le autorità italiane a rinunciare ad avere le loro scuole private: la loro esistenza, se poteva comprendersi quando dominava in Italia un regime preoccupato di affermare anche all’estero una précisa dottrina politica, viene a mancare di ogni giustificazione oggi ehe il vicino Regno si orienta verso principi di democrazia e di libertà. Abbiamo sempre considerato come una umiliazione per il Ticino l’esistenza delle scuole italiane, anche se ci siamo attenuti sempre ad una linea di condotta di perfetto ossequio alla Costituzione e se abbiamo compreso le ragioni per le quali l’autorità federale ha ritenuto di do ver prescindere da interventi decisivi. Il momento è venuto per porre rimedio ad una situazione deprecata. La scuola ticinese tutta permeata di sentimenti di italianità, organizzata in modo da poter reggere il confronto con qualsiasi altra scuola, non mérita l’affronto ehe le è inflitto dall’esistenza di scuole come quelle di cui è qui parola. Deve cessare, per la migliore intesa fra noi e i residenti italiani, la possibilité di educare e di crescere per vie essenzialmente diverse la nostra gioventù.

Abbiamo sentito con piacere la recente dichiarazione del Vostro onorevole Présidente e nostro concittadino cons. fed. Celio, che la Svizzera gode in questo momento di un prestigio ingrandito presso le altre nazioni. L’Italia che ha ritrovato le sue vie, dalla quale non siamo più separati per la concezione politica, non si chiuderà certo aile nostre ragioni, e sentirà ehe ci deve questo attestato di amieizia, sopprimendo istituzioni sorte sul nostro territorio non per avviare una collaborazione, ma per segnare e creare un contrasto.

Speriamo fermamente che cod. alto Dipartimento condividerà il nostro modo di vedere o agirà per quelle vie o con quei mezzi ehe sembreranno più atti a raggiungere lo scopo4.

1
Lettre signée par E. Forni, président, et par G. Lepori.
2
Lettre: E 2001 (D) 3/111.
3
Cf. lettre du Conseiller d’Etat G. Lepori à M. Pilet-Golaz, du 1er sept. 1941. Pour des indications détaillées sur l’activité de ces écoles et sur le nombre des élèves inscrits, voir le rapport d’un fonctionnaire du DPF, G. Piffaretti, du 22 octobre 1942, rapport rédigé après des entretiens avec G. Lepori.
4
Cf. annexe au présent document.